
Come accade spesso quando si cerca di capire l’origine di un nome, ci si imbatte in molteplici versioni, nate dai racconti tramandati, dai ricordi e anche dalle esigenze commerciali. Così è per l’Amarone della Valpolicella, che si chiama Amarone perché pare essere nato dall’errore di una fermentazione scappata laddove si voleva invece produrre il vino dolce e il più antico della Valpolicella, il Recioto.

Adesso è tempo di Amarone. In cantina intendo. È il tempo della preparazione di questo vino ed è evidente per chiunque entri in cantina, perché verrà inondato da un profumo avvolgente e particolarissimo.

Le uve messe in appassimento sono state pigiate da tre settimane ormai, la cura di Simone, il nostro enologo, è quotidiana e assidua. Per vedere come procede la fermentazione, per fare ogni giorno i rimontaggi, continuare a monitorare l’estrazione del colore e come si sviluppano i profumi e i sapori del vino.

Ci stiamo avvicinando al momento della svinatura e alla preparazione dei nostri ripassi. Una volta svinato e travasato, verrà messo a riposare nelle botti di legno. Un nuovo percorso, un nuovo passaggio, che però prevede la cura nell’assaggio e nell’osservarne l’evoluzione. Si apprezza il tempo che passa. Perché è il tempo, l’ascolto e la pazienza che fanno grandi i vini.
